"Si fa arte perchè il mondo è imperfetto"

Paul Auster

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO - articolo 18

"Ogni persona ha diritto alla libertà di cambiare religione, come pure di manifestare la propria religione o convinzione sola o in comune, in pubblico o in privato, con l'insegnamento, le pratiche, il culto e la celebrazione dei riti".




Adamo Marucci nel gioco delle attrazioni cromatiche

Un intreccio di pennellate, che si sovrappongono, costituisce il mosaico delle attrazioni cromatiche di Marucci, il quale usa i colori nella loro molteplicità. L’idea concettuale di una ceppaia, dalla quale ogni forma si dirama, emerge nei suoi lavori. Un gioco di richiami e combinazioni timbriche attraversa  lo spazio pittorico, che diventa musicale e mutevole «come se ci fosse del vento».  Prediligendo una sintassi pittorica astratta, l’artista mostra paesaggi e nature morte, dando forma ad uno stile artistico incisivo, coinvolgente e sempre attuale. Gli assemblaggi ritmici e cromatici lo eguagliano ad Afro. Mentre nell’immagine delle battaglie si percepisce un richiamo alle lance di Paolo Uccello: rivisitate, stilizzate e inglobate nel gioco cromatico.
I colori delle tele di Marucci seducono l’osservatore perché la sua pittura è «magia liberata dalla menzogna della verità».  E sono opere che sottendono ad una precisa metrica che le accomuna a delle ballate poetiche.


Nilla Zaira D’Urso

SIGFRIDO OLIVA: INCANTI ONIRICI DI LEGGEREZZA E SEMPLICITÁ
Nelle sorgenti oniriche di Sigfrido Oliva, l’amata Roma si riflette e si specchia in un silenzio che avvolge le cupole, i muri, il cielo, gli obelischi, le case e i ponti. Leggeri e sfumati i tratti di colore della città capitolina, in parte svelata nella sua chiarezza, affinché l’osservatore possa carpirne le ombre, le luci e la complessità urbana madida di silenzio.
Oliva oltrepassa la dimensione fotografica nei suoi scorci, a volo di uccello, perché essi diventino delle intime ouverture di fraseggi tonali che annunciano Roma, ma non la denudano. La sorvegliano, la custodiscono e la mostrano in una immagine sfocata che ricorda il cinema muto.
Taciturna e profonda, la sua pittura risale da acque oniriche, dove vibrano sintassi malinconiche e, vagamente, nostalgiche, dalle quali si dirama l’incanto della bellezza e della semplicità dello svelare senza denudare. Una rielaborata prospettiva aerea leonardesca, nella quale piani pulviscolari, come se fossero lenti, separano lo sguardo del pittore dal respiro della città silente, in cui l’orizzonte è vicino.
Ed è un profondo atto d’amore che ricorda la passionalità di Pablo Neruda: «Mi piaci silenziosa, perché sei come assente/Distante e dolorosa come se fossi morta/Basta allora un sorriso, una parola basta/E sono lieto, lieto che questo non sia vero».
Un’amorevolezza infinita verso l’amata Roma, la cui visione nitida appartiene ad uno sguardo retinico, che l’artista vuole trascendere per avvicinarsi ai respiri dell’urbe e darne testimonianza emotiva.
Le vedute di Oliva sono privi della monumentalità, che caratterizza Roma, e sembra che la sua pittura riesca a togliere il peso per affermare una ricerca di leggerezza: «elemento senza peso, che aleggia sopra le cose come una nube, o meglio un pulviscolo sottile, o meglio ancora come un campo d’impulsi magnetici..». Questa leggerezza caratterizza anche le sue figure umane, quasi sospese, e si ha l’impressione che possano, improvvisamente, svanire davanti agli occhi di chi le osserva.
Un’arte, quella di Oliva, che condensa in sé una sapiente tecnica pittorica e paesaggistica nell’utilizzo dei colori e nelle pennellate eleganti e sottili. Questi lavori pittorici, ma anche le sue incisioni, sono un incanto di leggerezza ed essenzialità in una contemporaneità troppo complessa e rumorosa, dalla quale è distante la sua visione pittorica e il suo nuovo atelier. Un laboratorio silenzioso, che si affaccia nel giardino della Chiesa Valdese, dalla quale giunge la musica dell’organo, che inebria i processi artistici e la creazione. E davanti alla porta del suo studio, una panchina attende, beckettianamente, il pulviscolo cromatico della leggerezza di una pittura, che è un omaggio alla bellezza e alla semplicità.
Nilla Zaira D’Urso