"Si fa arte perchè il mondo è imperfetto"

Paul Auster

QUEL CHE RESTA DELL’ARTE CONTEMPORANEA:

GENOCIDIO DI INSETTI AL VITTORIANO CON LE OPERE DI ENZO FIORE




Non è una mostra di zoologia applicata all’arte, ma è una mostra di arte contemporanea, “Genesi: i miti della storia”. Un percorso espositivo di oltre 70 ritratti di personaggi celebri dell’arte realizzati con materiali organici dai quali viene fuori la conformazione anatomica del viso. Davanti a queste opere dalla forte suggestione estetica, si ha però l’impressione di una dispersione e di una perdita dell’idea poetica-filosofica dell’arte.Radici, foglie, cemento, pietre e insetti, intrappolati nella gabbia mortale della resina per veicolare il mistero della natura: vita e morte.

Artista dotato di abilissima tecnica e spiccata sensibilità nell’indagare il mondo naturale nel tentativo di carpirne il segreto, facendo della natura organica lo strumento primario per la realizzazione dei suoi quadri.Ma bisognava realizzare oltre 70 opere con insetti per attraversare l’intreccio della vita nella sua continua metamorfosi? Sia lode al dubbio. Questa esposizione è una necessità, un disincanto o un incanto, una catarsi o una provocazione? Sia lode al dubbio.

Mentre in passato come sostiene Achille Bonito Oliva «le avanguardie storiche vivevano la felice utopia di trasformare il mondo attraverso l’arte […]» oggi l’arte trasforma «solo se stessa, la propria storia e il proprio linguaggio».

La pittura di Enzo Fiore, nel suo essere una pittura dal tratto-segno incisivo quasi una action painting, rischia di trasformare solo se stessa, lasciando fuori il pubblico, che certamente apprezzerà l’originalità e l’abilità tecnica, ma non avrà una nuova idea del mondo.

Non si può ancora parlare solo di segno o di una forma contemporanea di action painting. No, non basta più. È anacronistico. Oggi abbiamo maggiore bisogno di un pensiero altro e nuovo che faccia del segno un’eco della parola urgente e necessaria, silente o rumorosa, sinuosa o assente espressa e trasmessa dal poeta-artista: inventore dell’immaginario futuro. Non di quello passato.

Chi andrà a vedere questa mostra non percepirà la contemporaneità della natura, sempre più devastata dall’inquinamento, ma avvertirà semmai l’idea della inorganicità o della morte come imbalsamazione seriale. Una mostra basata su una panoramica ridondante di miti dell’arte visti e rivisti.Una perdita di orientamento è quel che resta dell’arte attuale fatta di deviazioni, ripetizioni, buchi neri e lievi spiragli di luce.

Eppure Enzo Fiore con il suo sguardo indaga la natura quasi poeticamente. Le sue opere invece piangono questa assenza.

Scoprite questa mostra al Vittoriano e osservatela con cura, ricordando le parole del Faust di Goethe: «Felice chi ancora può sperare/di emergere dal mare degli errori!/Ci servirebbe ciò che non sappiamo,/e di ciò che sappiamo non sappiamo servirci.»

Genesi: i miti della storia al Complesso del Vittoriano, Salone Centrale, Via San Piero in Carcere, fino al 27 Maggio 2012.

Nilla Zaira D’Urso

GREGORIO BOTTA: PIGMENTI DI UNIVERSO DIALOGANO NELL’INFINITO PRESENTE

Dimore dell’essenza in un’assenza di forme tra ombre di vita e silenzi di vuoto. Il lento fluire dell’acqua disperde la finitezza delle opere di Gregorio Botta, dove scorrono atomi di idrogeno e di ossigeno in un divenire continuo di attesa e ritorno.

Con la mostra, “L’aria non ha dimora”, la galleria Il Segno offre al pubblico un percorso espositivo sull’impercettibile evanescenza dello spazio per oltrepassare la materia, superarne la composizione atomica, e rintracciare una spiritualità perduta, laica.

Gregorio Botta presenta gli archetipi dell’universo, gli ele-menti di un pensiero invisibile e mutevole oltre l’aria e l’acqua: la temperatura, l’umidità e i vapori dell’esistenza taciuta. Nessuna forma, nessun caos. Solo pigmenti, atomi di molecole e l’infinitesimale nel vuoto solo apparente.

Accostarsi a questi lavori significa acquisire un’ iniziale forma di consapevolezza del divenire delle cose nell’invisibile vita che le circonda. Si avverte un senso di dissolvenza dell’aria, fluido silente e impalpabile che evoca nello spazio la memoria del tempo.

Ferro, piombo, terracotta, vetro, lino, carta di riso sono i materiali e le forme scelte dall’artista, che omaggia così la naturale energia molecolare della terra. Stare davanti a queste opere è un’esperienza di dialogo silente con noi stessi e sembra quasi che dicano: “Sei tu, non aver paura. Fermati”. Sorprendente e misterioso tutto ciò. Ma la magia di un’opera d’arte è data soprattutto dalla sua spiritualità come se fosse un passaggio per l’anima dell’universo.

Giorgio Botta permette di addentrarci in territori diversi, ma non per questo lontani, e ricorda a tutti noi, con grande essenzialità e sintesi poetica, l’indispensabile misura del vuoto dentro al silenzio e fuori dal silenzio.Verso un altrove misterioso. Verso la sapienza dell’universo, forse. Sentitevi liberi di cogliere o no queste sfumature della nostra esistenza. Ma andate a vedere questa mostra con la consapevolezza di vedervi nell’acqua e nell’aria senza dimora.

Fino al 16 maggio alla Galleria il Segno via Capo le Case 4, Roma.

Nilla Zaira D’Urso