"Si fa arte perchè il mondo è imperfetto"

Paul Auster
NEI COLORI FILAMENTOSI SI NASCONDE LA METAMORFOSI DEL TEMPO
Danilo Maestosi, Il Teatro delle ombre

Il viaggio come paradigma simbolico di conoscenza e l’Oriente, un varco attraverso cui guardare il mondo, sono i punti centrali della pittura di Danilo Maestosi.
Un aedo contemporaneo, un cantore pittorico di viaggi e memorie storiche nell’intreccio di catrame e acrilici filamentosi, in contrasto, dentro al vortice del tempo che raccoglie e racconta: passaggi, odori, storie, spiagge, luci e ombre.

Tumultuose e fitte velature cromatiche, «in balenanti intervalli di luce e tenebra», concedono, talvolta, spazio al candore del bianco e alla luminosità del giallo-oro.
“Son tornate le rondini”, “La rotta delle tartarughe”, “L’arte della calligrafia” sono solo alcuni esempi, nei quali la visione del tempo è il nucleo tematico di una tessitura di colori, nel loro essere movimento e metamorfosi, includendo perfino la grafia stessa.

Colori accesi, vigorosi e dinamici, dai quali viene fuori una forma di nostalgia e si ha la sensazione di percepire ombre di memoria dentro a un instabile moto di striature che concedono, al contempo, profonde riflessioni sulla caducità e mutevolezza del tempo.

Per riuscire a far cogliere la profonda entità della matericità filamentosa della pittura di Maestosi, con un salto pindarico, mi piace ripensare alle parole di Montaigne, «io non descrivo l’essere, descrivo il passaggio», nel presentare queste tavole di legno, metaforicamente, “telai”, sulle quali si intrecciano i fili del tempo nella illusoria immobilità del presente.

Nilla Zaira D’Urso